PRIMA PARTE:
Dal parcheggio (1466 m) località al Vo' di Moncòdeno, sopra a Cainallo, alla Bocchetta di Prada (1626 m ) - minuti 45
Il sentiero sale nel bosco portandosi in breve sulla costa che fa da spartiacque tra il versante di Esino, che scende verso il lago di Lecco, e la tormentata valle dei Molini, che si abbassa ripida verso i piani della Valsassina. Da qui si inoltra con scarsa pendenza prima nel bosco aperto, poi, più ripido, attraverso la fitta faggeta che precede la bocchetta di Prada.
Substrato/terreno
Sentiero abbastanza agevole su terreno roccioso (calcare di Esino) ma prevalentemente coperto da vegetazione. Nell'ultimo tratto, più ripido, si calpesta un sottobosco nudo, terroso e sassoso, tipico delle faggete più fitte.
Ambiente/ vegetazione
Ambiente piacevole e fresco, aperto sulla profonda valle dei Molini, con panoramici scorci sulle vertiginose pareti del Pizzo e del Palone.
Bosco misto e aperto, con presenza di tutte le consuete specie arboree di mezza montagna in ambiente calcareo: querce, pini silvestri, abeti, alburni, betulle, noccioli, carpini, sorbi. C'è anche un sottobosco ricchissimo di fiori e arbusti come la Ginestra stellata (Genista radiata), il Pino mugo (Pinus mugo) il Salice reticolato (Salix reticulata). Poi subentra il faggio, che predomina quasi incontrastato nella zona della Bocchetta di Prada.
Da notare
Notevole la ricchezza di specie che popolano i bordi del sentiero e le rocce sovrastanti.
Spiccano l'Aquilegia scura (Aquilegia atrata) e quella di Einsele (Aquilegia einseleana ), la Linaiola bavarese (Thesium bavarum), i begli esemplari di Fiordaliso retico (Centaurea rhaetica) e Fiordaliso alpino (Centaurea nervosa), le colorate Manine profumate (Gymnademia odoratissima), la sempre affascinante Campanula di Ranieri (Campanula Raineri) e l'Erba lucciola maggiore (Luzula nivea) dai candidi pennacchi.
SECONDA PARTE:
Dalla Bocchetta di Prada alla Bocchetta del Guzzi (2050 m)- minuti 120
Dalla Bocchetta di Prada in poi, salendo, si ha quasi sempre una doppia visuale: verso destra (direzione Sud-Sudovest, si apre l'ampia val Meria, mentre a sinistra (direzione Nordovest), si vede la parte alta della valle dei Molini e poi il grandioso versante nord della Grigna settentrionale.
Il sentiero si mantiene quasi sempre sulla cresta, prativa e boscosa nel primo tratto, poi sempre più rocciosa e scarsa di vegetazione: sempre piuttosto ripida, tranne che nel tratto della ampia e pianeggiante Bocchetta di Piancaformia (1805 m).
Da qui in poi il sentiero si impenna con brevi tratti di semplice arrampicata e con una serie di impervi saliscendi che precedono la Bocchetta del Guzzi.
Substrato/terreno
Inizio piacevole, pianeggiante su prati fioriti tra la Bocchetta di Prada e la cappelletta presso il rifugio Garibaldi. Qui il sentiero comincia farsi ripido, dapprima su una costa abbastanza ampia e ancora boscosa, poi su prato e cresta rocciosa sempre più scoscesi.
Tranne che nel tratto iniziale il terreno è sempre roccioso, dolomitico, e talvolta la copertura di detriti franosi impone un passo attento e prudente, soprattutto in prossimità della bocchetta del Guzzi, dove il percorso è più aereo.
Ambiente/vegetazione
Dopo il tratto iniziale, ancora di bosco misto, incomincia la zona a vegetazione esclusivamente erbosa ma ricca di specie floristiche.
Ambiente di cresta con grandiose vedute sui ripidissimi pendii sottostanti, tra guglie e dossi rocciosi, che rendono oltremodo vario il percorso, per i piedi e per gli occhi.
Da notare
Sui prati ripidissimi, magri e sassosi, fanno bella mostra di sè l'astro alpino (Aster alpinus), la stella alpina (Leontopodium alpinum), il lino celeste (Linum alpinum), la genzianella (Genziana nivalis), l'Iberidella alpina (Hutchinsia alpina), piccolo fiore bianco, non molto appariscente, ma bellissimo, e la Pedicolare spiralata (Pedicularis gyroflexa) vistosa, per forma e colore. Nei pressi della bocchetta di Piancaformia si incontrano alcuni cespi di Camedrio montano (Teucrium montanum).
Spettacolare la vista che spazia da ambo i lati: canaloni rocciosi si inabissano tra guglie e pareti, soprattutto dal lato ovest, verso la val Meria
TERZA PARTE:
Dalla Bocchetta del Guzzi al Rifugio Bogani (1816 m) – minuti 60
Il nostro itinerario alla Bocchetta del Guzzi lascia la cresta ed il sentiero che prosegue verso la vetta della Grigna settentrionale: con una breve traversata in leggera discesa su tracce (direzione Est) raggiungiamo l’altro sentiero che scende dalla vetta verso il rifugio Bogani. Così facendo, attraversiamo una zona un po’ accidentata, ma molto interessante per gli accentuati fenomeni di carsismo che la caratterizzano. Poi il percorso si fa più agevole e attraversa pendii e gobbe erbose per inoltrarsi nel bosco ormai in prossimità del Rifugio.
Substrato/terreno
Dalla Bocchetta, sul traversone per raggiungere il sentiero che scende dalla vetta del Grignone, si cammina su terreno costituito da detriti rocciosi, ma coperti da vegetazione erbosa. Abbassandosi, si attraversa una zona di doline,inghiottitoi e banchi rocciosi di dolomia fratturati e scavati profondamente. Poi si arriva a dolci pendii pratosi e poi boscosi che ci accompagnano fino al rif. Bogani.
Ambiente/vegetazione
Tratto aperto, con erbosi pendii di moderata pendenza, caratterizzato dalla presenza di grandi doline, davanti alla estesa cornice rocciosa che unisce la vetta del Grignone al Pizzo della Pieve. Prevale la vegetazione a prato con presenza notevole di cespugli di Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum).
Ambiente riposante, protetto su tre lati da cortine di creste rocciose e dolcemente digradante sui verdissimi boschi di larici della zona circostante al rif. Bogani.
Da notare
Tra i ceppi erbosi si notano il Raponzolo orbicolare (Phyteuma orbicolare), la Potentilla persicina (Potentilla nitida), la Silene a cuscinetto (Silene acaulis) e la Veronica minore (Veronica aphylla). Molto bello l’ambiente del bosco a monte del rifugio Bogani: verdi radure erbose tra pini mughi (Pinus mugo) e larici (Larix decidua).
Insolita in questo ambiente totalmente calcareo, ma già segnalata dai botanici, la presenza della Silene a cuscinetto (Silene acaulis), una specie che predilige i terreni acidi.
Spettacolare la ricchezza e la complessità dei fenomeni carsici di questa zona: doline, inghiottitoi, veri e propri “crepacci” scavati in banchi di roccia lavorata da una millenaria erosione, che continua tutt’oggi il suo instancabile lavoro.
QUARTA PARTE:
Dal Rifugio Bogani al Vo’ di Moncodeno (1460 m ) – minuti 90
Lasciato il rifugio ci si abbassa piacevolmente di circa 150 m attraverso il bosco fino a raggiungere i prati dell’Alpe di Moncòdeno, e da qui, dopo un’ulteriore discesa di 100 m si inizia un tratto in saliscendi che, mantenendosi intorno a quota 1600, attraversa alcuni scoscesi e franosi canaloni, per poi immergersi nella faggeta sottostante la Bocchetta di Prada. Qui si ritrova il sentiero, già percorso in salita, che porta al Vò di Moncodeno.
Substrato/terreno
Terreno coperto da spessi sedimenti (terra e detriti rocciosi) con pascoli e boschi fino
al termine del tratto in discesa. Poi, il sentiero, anche se abbastanza largo, è quasi intagliato nel fianco ripido della montagna incombente con pareti rocciose friabili e canaloni colmi di detriti di roccia sminuzzata. Infine, nel tratto pianeggiante che conduce al punto di ricongiungimento col percorso del mattino, il sentiero torna piacevole e ombreggiato su terreno compatto.
Ambiente/vegetazione
Tranne che nel primo tratto che si percorre nei boschi e prati sottostanti al Rifugio, l’ambiente diventa poi quasi “inquietante” per l’incombere, sulla sinistra per chi scende, di pareti rocciose e profondi e franosi canaloni ( attenzione in caso di forti piogge).
La zona, quasi nuda di vegetazione a monte del sentiero, è invece caratterizzata, nella parte sottostante, da un fitto bosco misto calcifico con abeti e larici, che copre in gran parte il labirinto di valli e canaloni separati da creste e torri rocciose.
Da notare
Qui lo spettacolo è dato dalla grandiosa valle dei Molini, dalla morfologia molto tormentata, nella quale spiccano due mirabili formazioni rocciose a forma di torri, quasi lame, verticali: si chiamano Frate e Monaca.
Sui pendii a monte del sentiero, scabri, rocciosi o ricoperti da detriti di frana, la vegetazione scarseggia, ma non mancano delicati ciuffi di Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia) abbarbicati sulle pareti rocciose ripide e fratturate.